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Cosa significa vivere nello spazio? Peggy Whitson racconta come la vita in orbita ha cambiato il suo corpo

By Simona Flavia Naccarato
Last updated: 28 Agosto 2024
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Peggy Whitson

Nessuno conosce lo spazio come Peggy Whitson. Nata nel 1960, questa straordinaria astronauta detiene il record per il maggior tempo trascorso in orbita, con un totale di 675 giorni, quasi due anni. Nel maggio 2023, ha completato la sua ultima missione e, un anno dopo, ha condiviso con la BBC come la lunga permanenza nello spazio abbia influenzato il suo corpo.

Gli effetti della microgravità sulla salute degli astronauti

La microgravità e le sue conseguenze sul benessere degli astronauti che passano molto tempo nello spazio sono sempre state un argomento di grande interesse. Comprendere i rischi è essenziale non solo per la sicurezza delle future missioni spaziali, ma anche perché lo spazio offre condizioni uniche per studiare il comportamento cellulare. Queste condizioni potrebbero portare a nuove scoperte, ad esempio, nel campo delle terapie anti-tumorali.

La prospettiva di Peggy Whitson

Peggy Whitson ha spiegato che vivere sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e partecipare ad altre missioni spaziali, in condizioni di gravità molto ridotta rispetto a quella terrestre, non è così terribile come si potrebbe pensare. Ha dichiarato alla BBC che vale la pena affrontare questi piccoli rischi per esplorare lo spazio.

Gli impatti della microgravità sul corpo umano

Le conseguenze della microgravità possono variare. Alcuni sono minori e temporanei, mentre altri possono essere più significativi e duraturi. Whitson ha raccontato con ironia che uno degli effetti più divertenti è stato l’aumento temporaneo della sua altezza. Senza la gravità terrestre, la colonna vertebrale si rilassa e si estende. Per questo l’astronauta ha detto di essere cresciuta nello spazio di circa mezzo centimetro, anche se lo ha perso dopo essere tornata sulla Terra, nelle prime 24 ore dal rientro.

La perdita di densità ossea e massa muscolare

Gli effetti possono essere seri se non adeguatamente contrastati, in particolare la perdita di densità ossea e massa muscolare. Whitson ha spiegato che, in orbita, si perde l’1% della massa ossea al mese se non si prendono misure preventive. Esercizi fisici mirati sono essenziali, considerando che nello spazio non è possibile usare i pesi, come accade sul nostro pianeta, e quindi è fondamentale lavorare contro la resistenza personale.

Il Centro di Medicina Spaziale del Baylor College of Medicine aggiunge che gli astronauti sperimentano una diminuzione della massa muscolare, forza e resistenza perché il movimento richiede meno sforzo dalle gambe e dalla schiena. Per evitare l’atrofia muscolare, gli astronauti sulla ISS seguono un rigoroso regime di esercizi.

I problemi alla vista e altri effetti neurologici

La variazione nei livelli di gravità può anche influenzare la vista. Esiste una sindrome specifica chiamata Space-Associate Neuro-ocular Syndrome (SANS), che causa gonfiore nella parte posteriore dell’occhio. Non è ancora chiaro cosa determini la predisposizione a questi effetti avversi. Whitson ha spiegato che alcuni astronauti sperimentano un peggioramento della vista o vedono a chiazze, mentre lei ha notato un miglioramento della sua vista dopo il suo ultimo viaggio spaziale. Sebbene questi cambiamenti visivi di solito si risolvano rapidamente, a volte possono essere permanenti.

Whitson ha anche descritto il disorientamento che si prova tornando sulla Terra dopo una lunga permanenza in orbita. L’astronauta ha spiegato che i movimenti veloci della testa la facevano sentire instabile e le causavano nausea. Questo avviene perché il cervello deve adattarsi a un diverso input dai muscoli e dagli organi interni in assenza di gravità, causando disorientamento e rendendo difficili le azioni quotidiane sia in orbita che una volta tornati sulla Terra.

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